diario di viaggio napoli

06

Giu
2019

Caro diario ti scrivo da… Napoli

Posted By : Alessandro/ 1886 0

Ancora pochi minuti e il treno ci porterà finalmente alla stazione centrale di Napoli. Faccio un ricapitolo delle cose da vedere, cerco di capire se ho dimenticato qualcosa o se l’itinerario che ci siamo fatti per questi 4 giorni sia corretto. Purtroppo il meteo non sarà dalla nostra parte, quindi incrociamo le dita. Ripenso anche alle raccomandazioni fatte dagli amici, napoletani e non, prima di partire. “Siamo in arrivo a: Napoli Centrale”, il treno si ferma, siamo pronti e non vediamo l’ora di iniziare.

La nostra camera è in via Toledo, una delle vie principali della città. Di lei Stendhal scriverà: “Parto. non dimenticherò né la via Toledo né tutti gli altri quartieri di Napoli; ai miei occhi è, senza nessun paragone, la città più bella dell’universo”. La scelta si rivela subito azzeccatissima: è bella, piena di negozi e attività commerciali e in breve ti permette di raggiungere sia Piazza del Plebiscito che il centro storico, passando per Piazza Dante. È trafficata e caotica, al punto che ci divertiamo, appena arrivati, ad aprire e chiudere la finestra della camera passando dal silenzio al caos. Dovremo abituarci, visto che il brusio di gente, traffico e motorini, sarà la colonna sonora di tutta la nostra permanenza qui.

Il primo impatto con un po’ di “napoletanità” ce lo offre un gruppo di ragazzini, scugnizzi direbbero qui, che giocano a calcio sulla banchina della metropolitana, prontamente richiamati dal servizio di sicurezza. Si sentono grandi ad avere fatto filone, si fermano, si mettono a ridere e scappano gridando per le scale della metro.  

Il tempo come previsto non è dei migliori, così scegliamo di partire dalla Napoli Sotterranea, ma non prima di aver assaggiato un must, una pizza a portafoglio. Un po’ di carboidrati servono dopotutto no? Ecco, un po’. Quattro giorni dopo praticamente, avremmo avuto al posto del sangue fiumi di pummarola, fritto, caffè e zuccheri (ma con un pizzico di rum ovviamente, giusto per sgrassare un po’). Passeggiare fra le vie di Napoli è come avere accesso a uno street food festival (low cost) permanente. Intendiamoci, non è che sia il genere di alimentazione più sana del mondo, ma insomma… dire di no a questo ben di Dio era impossibile!

Finalmente dopo quattordici anni sono riuscito a ingrassare un paio di chili… in quattro giorni. Sarà per colpa delle sfogliatelle di Pintauro, dove si dice la sfogliatella sia nata, o dei babà, piccoli grandi medi ripieni e non, o del cuoppo assaggiato fra le urla e i rumori del mercato di Pignasecca, rigorosamente in lingua originale. Dalla terrazza di Castel dell’Ovo si ha una visuale sui due lembi di terra che sembrano abbracciare Napoli dentro il suo golfo. Là in fondo da qualche parte ci aspettava la Pompei che avremmo visitato il giorno dopo e la costa sorrentina, il cui profilo si interrompe un attimo prima della famosissima Capri. Un vero peccato non essere riusciti a fare un giro. Dobbiamo certamente recuperare il prima possibile.

Se qualcuno mi chiedesse perché visitare Napoli non avrei alcun dubbio su cosa rispondere. Ci sono cose che puoi vedere solo a Napoli, esperienze che puoi vivere solo a Napoli. Il Cristo Velato, il Duomo, Spaccanapoli, intere famiglie sul motorino (un motorino solo ovviamente) che sfrecciano con tanto di cane on board, per le vie strette del centro storico, i fuochi d’artificio in una sera qualunque della settimana in piena via Toledo. E cosa si può dire dell’esperienza mistica di assaggiare pasta patate e provola da Nennella, nei Quartieri Spagnoli (cercare due o tre video su youtube, provare per credere), o di gustare una delle pizze più buone del mondo da Sorbillo, mentre da fuori entra il frastuono dei turisti in coda e qualcuno canta classici della musica napoletana.

Volevo scrivere subito qualcosa a riguardo ma ho lasciato che tutti i pensieri si posassero con calma al loro posto. Ci sono stati momenti in cui ho avuto la sensazione che ho provato la prima volta che sono stato all’estero. Mi sembrava di essere stato trasportato in un mondo a parte e ho capito poi che non era solo una sensazione. Sia chiaro non è che vada tutto bene e sia tutto perfetto. Una cosa però è certa: di città ne ho viste tante, ma nessuna ha, seppur con tutte le sue contraddizioni che tutti ben conosciamo, la personalità di Napoli.

Solo Napoli sa essere e può essere come Napoli.

Forse è per via dell’ingegno (e diciamolo pure, un pizzico di furbizia), dello spirito, della musicalità, del loro “core grande”, gettato ogni giorno oltre ogni problema, che i napoletani e la città diventano una specie di micro-mondo dentro il mondo. Inoltre la città non è eccessivamente turistica o almeno si percepisce che non faccia certo di tutto per esserlo. Ci sono tanti piccoli angoli magici che ti devi andare a cercare, non grandi viali anonimi pieni di negozi che puoi trovare in tutto il mondo. In un certo senso ti devi immergere nel suo micro-mondo, nelle sue piccole viette e fare anche tu slalom tra un motorino e l’altro esattamente come ognuno dei suoi abitanti. Per farla breve (e anche un po’ forte), Napoli non ti lecca il culo, non fa niente per apparire meglio di quello che è. Semplicemente è.

Ora che sono tornato a casa, e che mentre scrivo queste righe sto ascoltando “Anima e core” a ripetizione, mi manca molto salire per via Toledo, attraversare Piazza Dante mentre dei bambini giocano a calcio, passare per la bellissima Piazza Bellini e fare un giro in via dei Tribunali, cercando di resistere alla tentazione dell’ennesima dose di carboidrati. Poi tornare su via Toledo, scendere fino a Piazza del Plebiscito e imboccare via Chiaia fino al mare.

Darei in questo momento qualsiasi cosa per sentire quel profumo di forno a legna, sugo, fritto, scarico di motorini, detergente per pulire riversato in strada e quell’aria di mare. Goethe diceva: “vedi Napoli e poi muori”. Io dico “Vedi Napoli e poi lasci”, lasci qualcosa di te, e lei lascia qualcosa di unico a te, facendosi largo e stabilendo una specie di confine tra le cose della vita come le hai sempre conosciute e percepite e come le percepirai.

Un uomo sulla sessantina allo sportello della biglietteria della metro vede i capelli bagnati dalla pioggia di Vera: ”Signorina si deve coprire. Dove andate?” “Torniamo a Milano.” “Ahhh” – e sospira con una certa sofferenza – “a Milano ho lassato nu’ piezz e’ core”. Mi sa che noi invece lo abbiamo lasciato qui.

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Scrivo, leggo, viaggio, suono, e poi riscrivo rileggo risuono e riviaggio ancora

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